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"'Nessuno può farsi da sé il suo nome', scrive Piero, esattamente come nessuno può scegliere il proprio volto, ma sono 'le parole che sempre diremo... a scavare il volto con pazienza', a disegnare le espressioni che di noi stessi presentiamo a chi ci sta davanti. Sono le stesse parole che ritroviamo ne' Il verde che viene ad aprile, che Piero Simon Ostan ci offre così come le potrebbe offrire a se stesso, alla sua compagna, o ai suoi figli quando saranno abbastanza grandi da poterle comprendere: molto più che un libro, [...] rappresenta un modo di stare al mondo e nel mondo, radicato nell'oggi ed al tempo stesso aperto verso un domani che è ancora tutto da immaginare. (Dalla prefazione di Francesco Tomada) "Non è la voce di un poeta che abbia 'in pugno' la poesia, ma di un uomo che dalla poesia si lascia trascinare lontano, anche dove non vorrebbe. Che saggezza riuscire ad accettarlo, a contenerlo nel proprio cuore. Solo così diventa possibile il movimento contrario - la mano che scatta, per aggrapparsi o trattenere, sostenuta dalla speranza che alla fine tutto andrà per il meglio: [...] Poesia che non documenta un risultato raggiunto ma un processo continuo di crescita, spesso doloroso anche se orientato al bene. Poesia che usa la lingua non per dire ma per aiutare ad essere." (Dalla postfazione di Guido Cupani)